La riforma dei tassi di riferimento del mercato monetario

 

EU Benchmark Regulation (BMR)

Il regolamento UE 2016/1011 sui tassi benchmark (BMR), entrato in vigore il 1° gennaio 2018, ha fatto dell’Unione Europea una delle prime aree a prevedere un regime regolamentare onnicomprensivo e obbligatorio che norma tutti i benchmark finanziari. Il Regolamento proibisce agli utilizzatori sottoposti alla supervisione europea di fare uso di un tasso benchmark, a meno che l’amministratore dell’indice non abbia ricevuto l’approvazione da un regolatore nazionale appartenente ad uno degli Stati Membri dell’Unione Europea e a meno che il tasso di riferimento ed il suo amministratore non siano iscritti nel registro dei tassi benchmark tenuto presso l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (European Securities and Markets Authority, ESMA). Il regolamento BMR stabilisce inoltre che i contratti e gli accordi tra prenditori e i prestatori contengano delle clausole di fallback, ossia clausole che stabiliscano quale benchmark regolerà il contratto nel caso in cui il l’indice di riferimento stabilito inizialmente non sia più disponibile. 

 

Cosa è un tasso di riferimento del mercato monetario e perché è così importante?

Un “benchmark” è un parametro attraverso il quale è valutata la performance di un investimento finanziario o è determinato il costo di un prestito.

Un benchmark può essere utilizzato per misurare la performance di un indice, di un titolo o anche di un investimento finanziario. Per esempio, l’indice Standard & Poor's 500 è spesso considerato quale benchmark per la valutazione del rendimento di un fondo di investimento. Un benchmark può essere anche utilizzato per definire la composizione di un portafoglio di titoli o per la determinazione delle commissioni di performance. 

È possibile utilizzare un benchmark come riferimento sia per i contratti di cassa (prestiti alle imprese, alle famiglie, fidi) sia per quelli non di cassa (transazioni finanziarie più complesse, come ad esempio i derivati). Le banche usano i tassi di interesse benchmark per la determinazione degli interessi su prestiti, titoli e depositi. Per esempio, le banche possono decidere di prestare ad un tasso d’interesse definito dalla somma di uno specifico tasso benchmark più uno spread. Se lo spread fosse pari al 1%, il prenditore pagherebbe un tasso uguale a 1% più il valore corrente del tasso di interesse benchmark. In tal senso, gli interessi del prestito crescono quando il valore del tasso benchmark cresce e viceversa gli interessi decrescono al decrescere del valore del tasso di riferimento. In questo caso, i tassi benchmark rappresentano un riferimento affidabile, indipendente e relativamente semplice per tutte le parti coinvolte.

I benchmark si dividono in tre categorie:

  • Benchmark critici: sono i benchmark utilizzati in relazione a strumenti e/o contratti finanziari aventi un valore totale di almeno 500 miliardi di EUR o di almeno 400 miliardi di EUR senza avere appropriati benchmark sostitutivi e che possono avere un impatto negativo sull’integrità del mercato nel caso cessasero di essere forniti;
  • Benchmark significativi: sono i benchmark utilizzati in relazione a strumenti e/o contratti finanziari aventi un valore totale medio di almeno EUR 50 miliardi, non hanno (o hanno limitati) benchmark sostitutivi e possono possono avere un impatto negativo sull’integrità del mercato nel caso cessasero di essere forniti;
  • Benchmark non significativi: tutti i benchmark che non rientrano nelle precedenti due categorie.

Attualmente è in corso una consultazione da parte della Commissione Europea per valutare una proposta di modifica della Benchmark Regulation che mira a limitare il perimetro della regulation (e quindi i requisiti di governance e controllo) ai soli benchmark significativi e critici. Tale modifica, tutt’ora in fase di analisi, dovrebbe diventare operativa a partire dal 1 gennaio 2026.

I tassi di interesse benchmark sono di fondamentale importanza per la stabilità finanziaria. Pertanto, rivestono un ruolo centrale nei mercati finanziari, in quanto sono ampiamente usati nel contesto economico da individui ed organizzazioni. I più comuni tassi benchmark sono l’EURIBOR (Euro Interbank Offered Rate) e €STR.

 

Clausole di Fallback

Al fine di minimizzare il rischio che uno o più tassi di riferimento possano essere dismessi, nonostante i partecipanti al mercato continuino ad avere delle esposizioni indicizzate a quei tassi, è necessario che le istituzioni finanziarie ed i clienti utilizzino clausole contrattuali di sostituzione (c.d. clausole di fallback) che permettano di individuare un tasso di riferimento alternativo (ARRs) quale sostituto e le ragioni alla base della scelta.

I tassi di riferimento alternativi sono stati sviluppati al fine di assicurare la continuità dei contratti qualora i tassi di riferimento subissero una variazione sostanziale o in caso di cessazione. 

Inoltre, i partecipanti al mercato devono assicurarsi che i contratti siano il più possibile coerenti con le previsioni originarie in modo tale che - qualora le clausole di fallback trovassero applicazione – questi contratti risultino indicizzati ad un tasso trasparente ed equo.

Il Decreto legislativo 7 Dicembre 2023, n. 207, entrato in vigore l’11 gennaio 2024, introduce nel Testo Unico Bancario (TUB) l’art. 118 bis. 

La norma dispone che le banche e gli intermediari finanziari pubblichino, anche per estratto, e mantengano costantemente aggiornati nel proprio sito internet i Piani di sostituzione degli indici di riferimento previsti dall’articolo 28 par. 2 del Regolamento BMR e utilizzati per la parametrizzazione dei tassi di interesse applicati ai contratti. 

I Piani di sostituzione specificano le azioni che sono intraprese in caso di variazioni sostanziali o cessazione dell’indice di riferimento e si applicano ai contratti relativi a prodotti e servizi offerti da UniCredit S.p.A. e disciplinati dal Titolo VI del TUB.

È possibile consultare i Piani di sostituzione pubblicati dalla Banca cliccando qui

 

Fonti Esterne

Ulteriori informazioni relative alla riforma degli indici di riferimento IBOR possono essere consultate nei siti dei gruppi di lavoro nazionali e organismi di settore riportati a seguire:

The Working Group on Euro Risk-Free Rates (https://www.ecb.europa.eu/paym/interest_rate_benchmarks/WG_euro_risk-free_rates/html/index.en.html)

Alternative Reference Rates Committee (ARRC) (https://www.newyorkfed.org/arrc/index.html)

The Working Group of Sterling Risk-Free Reference Rates (https://www.bankofengland.co.uk/markets/transition-to-sterling-risk-free-rates-from-libor)

The National Working Group on Swiss France Reference Rates (https://www.snb.ch/en/ifor/finmkt/fnmkt_benchm/id/finmkt_reformrates)

Cross-Industry Committee on Japanese Yen Interest Rate Benchmarks (https://www.boj.or.jp/en/paym/market/jpy_cmte/index.htm/)

International Swaps and Derivates Association, Inc (ISDA) (https://www.isda.org/2020/05/11/benchmark-reform-and-transition-from-libor/)

Loan Market Association (LMA) (https://www.lma.eu.com/libor)

 

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Dichiarazione di limitazione di responsabilità

Il contenuto di questa pagina riflette il presente intendimento di UniCredit riguardo alla transizione degli indici di riferimento (IBOR) ed è soggetto a cambiamento. Si prega di notare che il qui riportato quadro generale non intende essere completo o esaustivo. Inoltre, il presente contenuto non intende sostituire una valutazione prodotta da un professionista indipendente sul come gli sviluppi in parola possano impattare i clienti e non costituisce consiglio o raccomandazione. UniCredit cercherà di aggiornare questa pagina periodicamente e / o fornire comunicazione circa gli sviluppi di mercato sulla riforma degli indici di riferimento.

 

Pagina aggiornata a Dicembre 2024